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GIOVANNI VERGA
Col Verismo il realismo del
primo romanticismo si spoglia di ogni significato
idealistico, si fa più cupo e desolato, rifiuta la
prospettiva dell'eternità e solo implicitamente indulge a
quella storica. Tutto ciò non solo nel rispetto del
principio teorico, assunto dai naturalisti francesi, dell'
"impersonalità dell'arte", ma soprattutto per quella
rinnovata "coscienza del reale" che si è andata sviluppando
sotto l'influenza delle dottrine positivistiche.
Le opere più esemplari del Verismo italiano sono i due
romanzi "I Malavoglia" e "Mastro-don Gesualdo" di Giovanni
Verga, i quali realizzano in forma d'arte l'atteggiamento
morale dello Scrittore quale era stato preannunciato nelle
pagine di "Fantasticheria", una prosa lirica in cui l'Autore
immagina di indirizzare una lettera confidenziale ad una
dama del bel mondo aristocratico.
La sottile ma esplicita polemica contro il bel mondo
borghese mette a chiare note in luce l'inconsistenza di quel
mondo e fa emergere per contrasto tutta la serietà della
misera condizione della plebe del Sud, che in modo naturale
rappresenta la realtà drammatica della vita, ove è legge
fondamentale la lotta per la sopravvivenza, ove il pesce
grosso divora il piccolo: un mondo, questo, in cui le
reazioni umane derivano direttamente dall'istinto, sono per
lo più dettate dai bisogni più immediati ed elementari, da
motivi, che in termini sociologici si direbbero "economici",
che sembrano espressione di egoismo e sono invece segni di
una necessità non eludibile in alcun modo. E sono questi
stessi motivi che tengono caparbiamente aggrappati alle
scogliere del proprio mare i miseri pescatori siciliani e
che li rendono così legati al loro nucleo familiare, in cui
il "patto sociale" è semplificato nella norma del mutuo
soccorso ed è amministrato dall'autorità del patriarca, del
nonno, del "padron", che è il depositario dell'antica
primordiale "scienza," umana trasmessasi, di generazione in
generazione, attraverso i proverbi popolari.
Questa solidarietà, che nasce pur sempre da un bisogno di
protezione reciproca, assume la dimensione di moralità
perché è regolata da rigide norme di comportamento ed è
ispirata dalla subconscia paura di essere divorati da quel
pesce vorace che è il mondo esterno.
L'ideale dell'ostrica che accomuna gli "umili" del Verga non
nasce in loro da una conquista del pensiero, da una
speculazione filosofica di alto livello, non è frutto di una
libera scelta: è una necessità dettata da una caparbia
volontà di sopravvivere e fronteggiata da un istintivo buon
senso.
Lo stile del Verga rispecchia il tono ed il colore del mondo
di pescatori e contadini siciliani che popolano le sue
novelle ed i suoi maggiori romanzi: è estremamente
elementare, pittoresco, decisamente antiletterario: esso
aderisce intimamente alla psicologia dei personaggi e per
questo motivo usa con molta frequenza la citazione di
proverbi (che racchiudono l'antica saggezza popolare) e il
dialogo, la cui struttura a volte viene utilizzata anche nel
discorso indiretto. |
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