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IL SEICENTO
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La galleria
Raccolta
di liriche pubblicata nel 1620.
Il poeta si è proposto di
illustrare disegni, pitture e
sculture, reali e immaginarie,
sia gareggiando con le arti
figurative nel ritrarre scene
mitologiche o, trattati col
medesimo gusto sensuale, scene e
personaggi della storia sacra;
sia commentando a suo modo la
figura, le azioni o le opere
degli innumeri personaggi,
antichi e moderni, - filosofi e
poeti, guerrieri e monarchi,
eretici e alchimisti, corsari e
negromanti, donne "belle e
virtuose" e donne "belle
impudiche e scellerate", - di
cui finge di avere dinnanzi il
ritratto. In questi epigrammi il
suo gusto dell'arguzia può
liberamente e capricciosamente
esplicarsi: valga l'esempio
della canzonetta sul poeta
Nicolò Franco, morto impiccato,
che è tutto un gioco di arguzie
pittoresche ("Fu l'universo la
mia sepoltura - E del mio
funeral fur le facelle - Tutte
quante le stelle"), e il sonetto
sul critico cinquecentesco
Ludovico Castelvetro, il quale
dice dì sé che Dio non lo volle
presente alla creazione del
mondo temendone le censure
("Forse securo allor d'esser
corretto - Stato non fora e che
non trovass'io - Nel poema del
mondo alcun difetto"): una
caricatura, si direbbe, della
critica legislatrice e
inquisitrice del Rinascimento,
per queste arguzie (ma ve ne
sono anche molte scipite), per
il virtuosismo metrico e
descrittivo, oltreché per la
novità, la Galleria piacque
molto ai contemporanei del poeta
e fu nel Seicento ristampata ben
tredici volte. Oggi resta un
documento curioso e interessante
del gusto e della cultura di un
uomo e di un'età.
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Mario
Fubini | |
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