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IL SETTECENTO
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Vittorio Alfieri
Vittorio
Alfieri nacque ad Asti nel 1749
da nobili genitori, Antonio
Alfieri e Monica Maillard di
Tournon; famiglia ricca ed
aristocratica. Perduto il padre
dopo pochi mesi dalla nascita,
visse un'infanzia ed una
adolescenza infelici, sotto la
tutela di maestri severi quanto
ignoranti, subendo "otto anni di
ineducazione" nell'Accademia di
Torino, "asino fra asini, e
sotto un asino". A sedici anni,
come tutti i rampolli
dell'aristocrazia piemontese,
entrò nell'esercito regio col
grado di porta insegne, ma ben
presto, insofferente della
disciplina militare, ottenne dal
re il permesso di lasciare la
milizia e dedicarsi ai viaggi
(passione che lo accompagnò per
tutta la vita) in Italia ed
all'estero, soggiornando a
Milano, Bologna, Firenze, Roma,
Napoli, in Francia, Olanda
(donde dovette partire per
troncare l’amore per Cristina
Emerenzia Imholf), Austria,
Germania, Danimarca, Svezia,
Russia, Spagna, Portogallo,
Inghilterra (a Londra ebbe una
nuova avventura amorosa con
Penelope Pitt, che si concluse
con un duello col marito e una
partenza precipitosa). Il suo
rango gli consentiva di essere
ammesso nelle regge d'Europa, ma
il suo fiero carattere e l'amore
per la libertà l'indussero a
gesti per quei tempi
inimmaginabili da parte di un
nobile: a Berlino, alla presenza
dello stesso Federico il Grande,
non esitò a definire la Prussia
una "universal caserma" ed a
Pietroburgo rifiutò di essere
presentato a Caterina II, zarina
di "un asiatico accampamento di
allineate baracche", che egli
definì "Clitennestra filosofessa".
Per sottrarsi ad ogni soggezione
al proprio re pieontese, donò
tutti i suoi beni alla sorella,
lasciando per sé un modesto
vitalizio che gli consentisse di
vivere assolutamente libero. Tra
le sue letture preferite citiamo
Dante, Petrarca, Boccaccio,
Ariosto, Machiavelli, Tasso;
Montaigne, Cervantes,S
hakespeare; ma anche i filosofi
illuministi Rousseau, Voltaire,
Montesquieu, Helvétius. Si
trovava a Parigi quando scoppiò
la rivoluzione francese, per la
quale scrisse, pieno di
entusiasmo, l'ode "Parigi
sbastigliata", ma, deluso dalle
inaudite violenze della
plebaglia, ritenendo che alla
vecchia tirannide ne fosse
succeduta una peggiore, tornò in
Italia ( È di questo periodo
l’innamoramento per la marchesa
Gabriella Turinetti di Prié, che
si trascinò per due anni fra
continue inquietudini, mentre in
lui si operava una profonda
crisi, a cui non furono estranei
i viaggi, la conoscenza degli
spiriti nuovi di Francia e
Inghilterra),
e si diede interamente agli
studi (aveva più di quaranta
anni quando iniziò lo studio
della lingua greca che gli
consentì di tradurre i tragici
antichi) ed all'arte. Morì a
Firenze nel 1803 e fu sepolto in
Santa Croce, nel mausoleo
costruito da Antonio Canova per
conto della contessa d'Altany. A
Firenze incontrò finalmente un
"degno amore", la contessa Luisa
di Stolberg-Gedern, moglie del
conte d’Albany, e a lei si legò
per tutta la vita.
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