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IL SETTECENTO
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Illuminismo
L’origine
dell’illuminismo è da ricercare
nella cultura
filosofico-scientifica del XVII
sec. in Inghilterra e nei Paesi
Bassi, ma la sua diffusione
europea si verificò nel XVIII
sec., prevalentemente attraverso
la mediazione della cultura
francese, che poté contare su
condizioni politico-sociali
stimolanti, su personalità di
rilievo eccezionale, come
Voltaire, Diderot, d’Alembert, e
su strumenti di diffusione di
efficacia esemplare, come
l’Enciclopedia. Nel giudizio
degli illuministi il mondo
interiore dell’umanità
contemporanea offriva un
impressionante panorama di
assurdità, di superstizioni e
pregiudizi, così come
l’organizzazione politico-
sociale rivelava stridenti
incongruenze e intollerabili
ingiustizie. Tuttavia questo
atteggiamento critico si
accompagnava a una profonda fede
nella ragione quale onnipotente
strumento di liberazione
dall’errore. Perciò il filosofo
dell’età dei lumi fu un
intellettuale di nuovo tipo,
profondamente consapevole della
sua responsabilità sociale e dei
suoi doveri verso l’umanità.
Collocandosi storicamente fra le
due rivoluzioni moderne che si è
soliti qualificare come
"borghesi", quella inglese del
1688 e quella francese del 1789,
l’illuminismo voleva instaurare
un regno della ragione dal quale
fossero aboliti i privilegi
nobiliari ed ecclesiastici e gli
arbitri dell’assolutismo ed
eliminate tutte le deformazioni
ideologiche. Elevando a ideali
la ragione, la libertà e
l’uguaglianza, la borghesia
operava una sorta di
sublimazione dei concreti
obiettivi della sua lotta per il
predominio nella società; ma al
di là della considerazione dei
limiti delle istituzioni
politico-sociali scaturite dal
successo della nuova classe
dominante, quei princìpi erano
sentiti come valori universali
ed eterni, insiti nella stessa
immutabile natura dell’uomo. Ciò
non toglie che lo slancio
democratico dell’illuminismo
risultasse solo potenziale: il
messaggio dell’uguaglianza non
riguardava il "popolaccio" o la
"canaglia" (Voltaire), abbrutita
dall’assillo dei bisogni
elementari, ma solo la gente di
qualità, gli honnêtes hommes.
La genesi dell’illuminismo va
ricercata essenzialmente nella
filosofia cartesiana con la sua
critica all’autorità e alla
tradizione, con l’avvertenza che
gli illuministi apprezzarono per
così dire solo la pars destruens
del pensiero cartesiano, mentre
considerarono arbitrarie e
fantastiche la fisica e la
metafisica fondate su quella.
Quasi senza riserve essi
accolsero invece i risultati
della filosofia di Locke e
dell’empirismo inglese per lo
spirito decisamente
antimetafisico e per la
riduzione di tutto il conoscere
ai dati dell’esperienza. Se mai
l’illuminismo propendeva per le
semplificazioni più radicali e
il sensismo di Condillac era
considerato un inveramento
dell’empirismo tradizionale
proprio perché esso mostrava la
derivazione dalle sensazioni
delle cosiddette facoltà
dell’anima e della stessa
coscienza. Ma fu soprattutto la
scienza della natura, in
particolare con il modello
costituito dalla fisica di
Newton, che diede il tono
"filosofico" al secolo: essa
indicò da un lato con l’esempio
persuasivo dei suoi successi
quale doveva essere il metodo da
usare in ogni tipo di ricerca e
dall’altro esigette, per il
rigore specialistico del suo
linguaggio, un particolare
impegno nell’opera di
divulgazione e di diffusione.
Il distacco dalla tradizione
tuttavia è particolarmente
evidente nella ricerca dei
fondamenti della morale e della
religione. Per quest’ultima
venne raccolta l’eredità dei
"liberi pensatori", che da
Toland in poi avevano sostenuto
il carattere naturale della
religione, al di là delle sue
vesti mitologiche e dei suoi
irrigidimenti confessionali. Per
la prima ci si ispirò invece
alle dottrine dei moralisti che
si erano adoperati per liberare
l’etica dalla soggezione alla
teologia, sia postulando
l’esistenza al fondo dell’uomo
di un naturale "sentimento" di
amore, come aveva fatto lo
Shaftesbury, sia rivendicando la
dimensione morale dell’interesse
"bene inteso", secondo la linea
comune alle varie versioni
dell’utilitarismo. Ma anche in
quei pensatori, come il La
Mettrie e il d’Holbach, che
volsero decisamente a
conclusioni materialistiche e
atee, permasero almeno due
atteggiamenti di tipo religioso:
l’idea della doverosità
dell’illuminazione altrui e del
proselitismo e la fede
escatologica nell’avvento
definitivo di un’era nuova,
nella quale la ragione
trionfante avrebbe reso
finalmente umana la vita degli
uomini. Solo verso la fine del
secolo Condorcet propose la meno
ingenua prospettiva di un
progresso ad infinitum,
realizzato attraverso la
trionfante, ma pur drammatica e
faticosa, "marcia dello spirito
umano".
Tutta la cultura europea risentì
beneficamente dell’influenza
dell’illuminismo, che segnò un
nuovo orientamento culturale
specialmente in Italia e in
Germania, dove fu designato con
il termine di Aufklärung. In
Italia la penetrazione delle
nuove idee ebbe l’effetto di
sbloccare una cultura
provinciale, accademica e
salottiera e costituì la
premessa di un profondo
rinnovamento morale e di
trasformazioni di grande momento
anche nella lingua e nello stile
letterario. I due centri più
vitali dell’illuminismo italiano
furono Milano e Napoli. Nella
prima città le riforme
economiche e amministrative del
governo austriaco e nella
seconda la politica anticuriale
e antifeudale della monarchia
borbonica stimolarono
positivamente la nuova cultura e
al tempo stesso furono da questa
orientate e condizionate. Fra i
rappresentanti più notevoli
della nuova filosofia vanno
ricordati i fratelli Verri,
Beccaria, Carli, padre Soave,
Romagnosi per l’Italia
settentrionale, e Galiani,
Genovesi, Filangieri, Pagano,
Russo per l’illuminismo
napoletano.
Per l’influenza che
l’illuminismo ebbe in politica
sui sovrani del XVIII sec. (da
Federico II di Prussia a Maria
Teresa d’Austria, da Caterina di
Russia a Giuseppe II d’Austria)
Alla fine degli anni Ottanta si
è avuto un ritorno ai concetti
fondamentali dell’illuminismo,
che sono stati ripresi nel
dibattito intellettuale per
contrapporli a certe tendenze
irrazionalistiche della cultura
contemporanea, di tipo esoterico
e teosofico.
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