|
IL TRECENTO
|
|
|
|
GUIDO CAVALCANTI: PERCH'I' NO
SPERO DI TORNAR GIAMMAI
Guido
Cavalcanti si indirizza spesso
direttamente alla donna o, più
raramente, a chi partecipi come
lui dell'esperienza amorosa e
del far versi. Tuttavia egli
tende a raffigurare, una realtà
di fantasmi (figure in cui sono
trasformati i movimenti
psicologici) e presenta
l'oggetto a lui esterno (la
donna) come ambiguo o
inconoscibile. Nei testi è
espressa una concezione
dell'esistenza dominata dalla
non-comunicazione; l'intervento
degli interlocutori sembra un
pretesto per drammatizzare il
discorso. Nella ballata che
analizziamo (una delle più
famose) il pretesto è caduto,
l'autore dialoga con il testo,
cioè con se stesso.
Il tema (timore di morte, in
esilio o in viaggio, lontano
dalla propria terra) sembrerebbe
autobiografico e per parecchio
tempo si è creduto infatti che
la ballata fosse stata composta
durante l'ultima malattia di
Cavalcanti, a Sarzana; si tratta
invece di un argomento di natura
letteraria, che fu trattato
anche da altri poeti
stilnovisti.
La donna, e l'adorazione per
lei, compaiono insieme con altri
motivi e hanno un rilievo minore
che in altri testi.
Interlocutore diretto è il
prodotto letterario: l'autore
parla con la ballata e ne
definisce anche la tonalità
stilistica (v. 3, «leggera e
piana»).
Ricordiamo che gli intellettuali
del XIII secolo attribuiscono
all'atto dello scrivere, del
comporre versi, un'importanza
preminente: anche quando si
indirizzano reciprocamente
componimenti poetici da cui
emergono dissidi e conflitti,
essi per lo più non si
pronunciano direttamente in
termini ideologici, ma disputano
su questioni di stile: su queste
sembrano dividersi Dante e
Guittone d'Arezzo, Dante e Guido
Cavalcanti. In realtà,
discutendo di «stile», cioè di
come rappresentare il mondo in
parole - quindi in maniera
simbolica - secondo le precise
norme dell'arte del linguaggio,
essi pongono in gioco complessi
problemi di conoscenza e di
rapporto con le cose. Scegliere
il testo come interlocutore non
è un fatto casuale, ma
sottolinea l'impegno della
scrittura. La ballata,
apparentemente patetica e più
facile di altri componimenti,
raccoglie infatti e compendia, a
livello di tematica, di
sintassi, di ritmo, di lessico,
le costanti più significative
della produzione cavalcantiana.
Ne riassumiamo alcune:
- i motivi tradizionali della
cortesia, del servizio d'amore,
della reverenza, che è
addirittura adorazione, verso la
donna;
- i temi della paura, del
dolore, della distruzione;
- la frantumazione dell'io,
attuata mediante le
personificazioni;
- l'uso di procedimenti
espressivi (apostrofi,
ripetizioni, discorso diretto)
tendenti all'enfasi.
|
|
|
|
| |
|
|
|
| |