GUIDO CAVALCANTI: VOI CHE LI
OCCHI MI PASSASTE 'L CORE
Nei testi di Cavalcanti ricorre
con molta frequenza il motivo,
non nuovo, dell'innamoramento
che avviene attraverso gli
occhi; esso è sempre punto di
partenza per la rappresentazione
di una situazione interiore di
sconvolgimento. Nel sonetto in
esame il turbamento interiore
non è analizzato in termini
psicologici, ma è fatto
visibile, cioè è concretizzato
mediante la metamorfosi delle
facoltà e dei sentimenti
dell'uomo in personaggi.
Tema del sonetto (tema svolto
una prima volta nelle quartine e
ripreso nelle terzine) è la
distruzione di ogni facoltà
vitale dell'uomo che ama. Il
dato di partenza, lo sguardo che
passa tra la donna e l'uomo, è
enunciato nel primo verso e
richiamato al v. 10.
Gli effetti psicologici sono
rappresentati come azioni.
Seguiamone lo svolgimento:
- nelle quartine: la donna
colpisce il cuore attraverso gli
occhi e desta la mente
addormentata; sopraggiunge
Amore, armato, che distrugge le
facoltà già indebolite:
sopravvivono infine soltanto
l'aspetto esterno (un simulacro
vuoto) e un filo di voce che si
fa sentire con espressioni di
dolore;
- nelle terzine: dagli occhi
della donna si è mossa la forza
d'amore, che colpisce il cuore
con una saetta; l'anima, vedendo
nel fianco sinistro il cuore,
morto al primo colpo, trema di
paura.
La donna stessa, dalla cui vista
derivano conseguenze
catastrofiche, è invitata a
guardare lo spettacolo offerto
da questa condizione
esistenziale angosciosa.
Il testo procede dal ricordo di
una esperienza reale (il poeta è
stato turbato dalla vista della
donna) a un uso soltanto
metaforico del «vedere»: il
poeta invita la donna a
guardarlo dentro, oltre
l'apparenza; l'anima vede morire
il cuore.