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IL TRECENTO
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LA STORIOGRAFIA
Nel sec.
XIV, pur perdurando la
concezione medievale secondo la
quale i fatti della storia
dipendono direttamente
dall'intervento della
Provvidenza divina nelle cose
umane, si incomincia però a
tener conto anche delle passioni
umane e dell'importanza dei
fatti economici come motivi in
rapporto con gli avvenimenti
storici. Ma gli storiografi,
piuttosto che vere e proprie
storie, si limitano a comporre
"cronache" dei tempi loro e
della loro città.
Dino Compagni
(1255-1324), ricco mercante
fiorentino ed amico di Dante,
partecipò attivamente alla vita
politica della sua città,
schierandosi dalla parte dei
Bianchi (fu anche Priore). Nella
sua "Cronica delle cose
occorrenti ne' tempi suoi",
senza nascondere la sua passione
di parte, narra gli avvenimenti
più salienti a lui
contemporanei: la lotta in
Firenze tra guelti e ghitellini,
il trionfo dei primi sui
secondi, la scissione dei Guelfi
in Bianchi e Neri e la
conseguente lotta per il potere,
il sopravvento dei Neri con
l'aiuto del papa Bonifacio VIII
e la messa al bando dei Bianchi.
Egli, che grazie ad un cavillo
giuridico sfuggì alla condanna
dell'esilio, fu spettatore anche
dei fatti successivi all'arrivo
in Firenze di Carlo di Valois e
questi riferisce fino alla
discesa dell'imperatore Arrigo
VII (13t2).
Giovanni Villani
(1276-1348), anch'egli
fiorentino, mercante e uomo
politico, compose una "Cronica"
di Firenze, in 12 libri, nella
quale riesce a far tacere le
ragioni di parte e a riportare
con obiettività di giudizio i
fatti salienti a lui
contemporanei. Dopo la sua morte
l'opera fu continuata dal
fratello Matteo e dal nipote
Filippo, che estesero la
narrazione fino al 1364.
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