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GIOVANNI BOCCACCIO

FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI


Personaggio del Decamerone (giornata V, novella 9). È forse l'incarnazione più compiuta, se non la più appariscente di quegli ideali cavallereschi che il Boccaccio vagheggia: anche le sue azioni, come quelle di altri consimili eroi boccacceschi, hanno del meraviglioso e del sorprendente. Ma la sua cavalleria, meno magnifica e più intima, informa tutta la vita e il suo sentire, e si rivela con condizioni che sembrerebbero del tutto contrarie alle pompe e ai gesti cavallereschi. Innamorato di una gentildonna fiorentina (come un cavaliere sarebbe perfetto senza amore?), spende oltre misura del suo per apparire agli occhi dell'amata dotato di quelle virtù che distinguono uno spirito eletto: cortesia, prodezza, liberalità; si riduce così in povertà e, senza lamentarsi, si ritira dalla città in un suo poderetto, dove unica distrazione sua è la caccia con un falcone che gli è rimasto e a cui si lega con affettuosa consuetudine. In quella modesta casa viene un giorno a trovarlo (per la prima volta dopo tanti anni) la donna amata, rimasta vedova con un solo figlioletto, sospinta dalle preghiere del figlio ammalato desideroso di avere il falcone del vicino. Federigo vorrebbe onorarla degnamente, ma non avendo altro per imbandire il pranzo, uccide il diletto falcone, ignorando il vero motivo della visita.
La scoperta del suo sacrificio, il suo dolore di non poter soddisfare l'amata commuovono la donna la quale, qualche tempo dopo la morte del bambino, si decide a sposare Federigo, l'uomo che per lei così a lungo ha sofferto e che mai non è venuto meno nella sua devozione di innamorato cortese.
 

Mario Fubini

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