Parliamo di |
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Letteratura italiana del Novecento |
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Franco
Lattes |
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L'infanzia e la prima giovinezza di
Carlo Emilio Gadda (1893-1973) sono caratterizzate da una
serie di eventi traumatici che torneranno ossessivamente
come motivi della sua opera: la costruzione di una villa
in Brianza, il fallimento del padre, la povertà, gli
stenti, la prodigalità della madre verso gli estranei e la
scarsa sollecitudine ai bisogni psicologici del figlio,
ecc. Nasce in lui, giovane dalla «sensitività morbosa,
abnorme», incline a esasperare le umiliazioni e a
coltivare rancori, quella nevrosi, quel «male oscuro» di
cui mirabilmente parlerà nella Cognizione del dolore. Alla
"cognizione del dolore" e al personale "garbuglio"
interiore Gadda associa subito uno sguardo perplesso e
inorridito sul mondo esterno: presto scopre «la vacuità,
la stupidità, l'ipocrisia del vivere sociale del suo
tempo» e il disordine, il "garbuglio" della realtà tutta,
che vive come oltraggio. Significativa in questo senso è
l'esperienza della guerra.
Secondo il Baldi «la massima musa di Gadda è la nevrosi».
Ma è anche vero, come ha sostenuto Roscioni, che l'opera
di Gadda ha profonde motivazioni filosofiche e che egli è
uno scrittore fortemente consapevole. Alla radice di ogni
opera gaddiana e del suo stesso rapporto con la
letteratura si colloca un processo conoscitivo e creativo
che possiamo così sintetizzare:
1)
originaria aspirazione all'ordine
2)
scoperta del disordine oggettivo
3)
sforzo soggettivo di analisi, comprensione e dominio
razionale delle cause del disordine
4)
vanificazione dello sforzo, che si manifesta anche
nell'incapacità di portare a termine le opere più
impegnative.
Scrivere un romanzo infatti per Gadda significa «aprire
un'istruttoria» nei confronti del reale, indagare le cause
e le concause dei fenomeni, le molteplici relazioni tra
essi: egli spera che relazioni e cause siano finite e
dominabili; in realtà nella ricerca le relazioni si
moltiplicano indefinitamente, i fili si ingarbugliano e lo
scrittore rischia di perdersi.
I temi dell'opera gaddiana pur nella loro concreta varietà
possono abbastanza facilmente ridursi ad alcune grandi
categorie ricorrenti: in particolare i motivi che
rimandano all'esperienza interiore, familiare, privata, e
i motivi che rimandano all'esperienza del mondo esterno,
della società e del reale oggettivo. I primi trovano la
loro summa nella Cognizione del dolore. Dell'io e dei suoi
profondi tormenti Gadda parla senza pietà e pudore, anzi
con la volontà di mettersi impietosamente a nudo, di
gridare la propria sofferenza, la propria rabbia, ma anche
di conoscersi.
Anche la società e il mondo sono per Gadda un garbuglio
che attende di essere districato ma non si lascia
districare. L'analisi dell'uomo nella società e nel mondo
ha intenti conoscitivi e moralistici: di una conoscenza
che non indietreggia di fronte a nulla e di un moralismo
acre e non convenzionale. L'uomo è proposto nella più
ampia gamma delle sue manifestazioni, dalle chimere ai
catarri, dai sogni alle «corporali necessità», con un
gusto per la demistificazione di tutti i falsi ideali, le
ipocrisie, le sovrastrutture ideologiche che mascherano
una realtà assai diversa, caotica, triviale, degenerata,
di cui sono spia il termine "pasticcio" e gli innumerevoli
sinonimi. Da tutto ciò appare chiaro come un motivo
privilegiato della narrativa gaddiana sia quello del
garbuglio poliziesco. Il delitto è la manifestazione
patologica di un disordine assai più generale di cui può
essere preso come campione emblematico. Cosi analogamente
l'indagine poliziesca rappresenterà l'equivalente
dell'atteggiamento gaddiano nei confronti della realtà: è
il tema del Pasticciaccio.
A queste tematiche Gadda associa una ricerca formale che
si fonda sulla mimesi ironica, satirica, parodica dei vari
linguaggi presenti nella società (a scopo di denuncia
delle ipocrisie, dei falsi ideologici, della vacuità degli
uomini). Procedimento tipico è «quello di dissolvere la
falsità degli stereotipi di pensiero e di parola
attraverso la loro semplice, implacabile registrazione».
Ma spesso la registrazione oggettiva si converte in
manifesta deformazione parodica e satirica. Per lo più la
pagina gaddiana è il luogo di convergenza e di commistione
di linguaggi (dal dialetto alla lingua, dal gergo al
linguaggio aulico, ecc.) e registri diversi (dal sublime
al comico, dal patetico al tragico, dal grottesco al
sarcastico, e via dicendo) accostati e fusi a produrre gli
effetti più svariati. È questo il celeberrimo pastiche
linguistico e stilistico. Grande è anche la varietà di
figure retoriche presenti nell'artificiosa prosa gaddiana,
con una vera e propria predilezione per le figure della
ripetizione e dell'accumulazione, per i bisticci e per le
digressioni. Uno dei procedimenti più significativi è
quello dell'enumerazione caotica: è questo l'espediente
tecnico (tipicamente novecentesco) più funzionale per la
rappresentazione del "garbuglio" universale.
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