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RUSTICO FILIPPI: UNA BESTIUOLA
HO VISTO MOLTO FERA
Spesso i sonetti comico-politici
di Rustico sono dei ritratti
caricaturali di un avversario. È
il caso di questo sonetto, nel
quale viene tracciata la
caricatura di un guerriero
fanfarone (forse un certo
Paníccia).
Il poeta distanzia il suo
personaggio: all'inizio lo
presenta da lontano, come uno
strano essere visto per caso,
una bestiuola - dice con un
diminutivo già esso parodistico.
Poi piano piano gli si avvicina
(come in uno zoom
cinematografico), accumulando
particolari grotteschi e
accentuando i toni della
caricatura: la figura intera, la
testa con l'elmo, la faccia
sorretta dalla gorgiera, il
viso, l'espressione della bocca,
gli occhi, sino allo scoppio
della battuta paradossale
nell'ultimo verso (gli avversari
muoiono, non solo a vederlo, ma
a pensarlo).
Da notare la presenza di
vocaboli e frasi decisamente «
comici », cioè del linguaggio
parlato (burla, torrebbe il
tinto), quella di rime messe in
forte rilievo (e legate fra loro
da assonanze nelle quartine),
quella di termini assunti dal
linguaggio alto, per volontà
parodistica (paventi e dotta,
cera, pensagione, ecc.), quella
di termini tecnici molto
precisi, riguardanti l'armatura
militare del cavaliere.
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Daniele Mattalia |
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