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Opera polemica "Libro di passione e perciò
d'ingiustizia",è noto come pretesto di biografia
intellettuale più che come studio di sistemi o come
discussione problematica. È il primo libro dell'autore e
contiene in germe alcuni motivi che meglio si
svilupperanno nella polemica vera e propria o nella
confessione narrativa. Il giovane Papini, dopo
un'affannosa e disorganica ricerca della verità, sente
disinganno della filosofia: fa perciò un processo ai
maggiori rappresentanti del pensiero dell'Ottocento,
"presi come uomini vivi, concreti e determinati", per
mettere alla "tortura quelle tre o quattro loro idee", e
dopo averle malmenate cerca di "gettarle via come inutili
carogne". La "liquidazione generale" di una filosofia che
non è né scienza né arte ed è un miscuglio di tutte e due
"senza riuscire a essere uno strumento di azione e
conquista" spiega il modo con cui sono "aggrediti" Kant,
Hegel, Schopenhauer, Comte, Spencer e Nietzsche, e d'altra
parte pone l'esigenza di un pragmatismo completo che
risolva i più importanti problemi della vita. Dotato di un
"valore personale" che avrebbe avuto il riconoscimento
dalla posteriore opera dell'A. questo libro poté colpire i
lettori per l'irruenza delle frasi polemiche e la caustica
vivacità delle posizioni di fronte al passato. Il
carattere letterario e retorico spiega come Papini abbia
conservato nelle stampe, anche dopo la
Storia di Cristo, il
testo di tanta diatriba, e abbia omesso fin dall'edizione
del 1914 il capitolo finale, altezzoso ma aperto,
"Licenzio la filosofia", nel quale tentava di esprimere un
proprio pensiero. Non confessione artistica come
Un uomo finito e non esigenza
costruttiva come i saggi Sul pragmatismo, deboli anche se
legati alla formazione dello scrittore, questo Crepuscolo
ci appare come la prima violenta testimonianza di uno
spirito, che anelava alla risoluzione dei fondamentali
problemi dell'essere, e che tuttavia, per una posizione
inconsideratamente retorica, sempre più vacillava dinanzi
a una meditazione rigorosa. D'altra parte nel desiderio di
una vita di pensiero e di polemica che non fosse vuota
letteratura o adeguamento professorale alla tradizione, il
libro indicava uno dei caratteri più interessanti di
Papini, avido delle astrattezze della cultura e pur sempre
preso nel gorgo di un sentimento immediato della vita. |