Le opere di Giuseppe Antonio Borgese

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Parliamo di

  Giuseppe Antonio Borgese
Analisi opere
 1 Gabriele D'Annunzio
2 Golia, la marcia del fascismo
3 Rubè
4 Poetica dell'unità
5 Storia della critica romantica in Italia
6 Tempo di edificare
7 La vita e il libro
8 I vivi e i morti

 


Tempo di edificare
 

Saggi pubblicati a Milano nel 1923. Dopo La vita e il libro, Studi di letterature moderne (Milano, 1915) e Risurrezioni (Firenze, 1922), quest'opera raccoglie le testimonianze ultime di Borgese come critico militante: e ha il preciso scopo di indicare, dopo i fermenti eversori dei primi anni del secolo, un tempo successivo di rinnovate costruzioni, di meditazioni e di ripensamenti meno polemici, più saldi. Non per nulla il volume si apre con una serie di sondaggi intorno a Verga, di cui Borgese cerca di definire la tipicità artistica, come amaro pessimismo obiettivo che conduce lo scrittore siciliano a una disinteressata contemplazione del mondo quale economicità. Molto vive le pagine che seguono, intorno alle ragioni della scarsa fortuna verghiana, dovuta, secondo Borgese, non soltanto al suo opporsi al gusto comune del tempo carducciano e dannunziano, ma appunto al suo pessimismo totale; e pienamente valida la rivendicazione di Verga come grande stilista. L'altro scrittore su cui più si ferma Borgese è Tozzi, indicato come il primo narratore di quel dopoguerra che abbia lavorato in senso innovatore e costruttivo, con particolare riferimento a Tre croci, giudicato il suo capolavoro. Più curiose che incisive le altre parti del libro: in particolare quelle dedicate all'abilità narrativa di Guido da Verona, a cui Borgese non rifiuta un certo favore. Si tratta in genere di brevi appunti su personaggi e libri, scritti con vivacità, giorno per giorno: sfilano le figure letterarie del tempo, da Moretti a Niccodemi, da Saponaro a Bontempelli, da Colette a Crivelli, da Croce a Novaro, da Papini a Giuliotti, da Govoni a Fiumi, con qualche interessante nota su Keynes (a dimostrazione del non esclusivo interesse letterario di Borgese), Tolstòj e Dostoevskij. Non molto felici le note intorno a Pirandello, troppo limitato da B.; mentre assai fine è il saggio su Emilio Praga, dove si dimostra l'abilità del critico nel disegnare rapidi ritratti di minori, ben colti nella loro esigila specificità d'arte.
Giorgio Barbieri Squarotti

 

Luigi De Bellis