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Racconti |
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I racconti di Corrado Alvaro sono stati
pubblicati in tre raccolte: L'amata alla finestra (Torino,
1929; nuova edizione riveduta e arricchita, Milano, 1942)
che ne contiene trentatré; Incontri d'amore (Milano, 1941)
e Settantacinque racconti (ivi, 1955) che ai trentadue del
volume precedente ne aggiunge altri quarantatrè riuniti
sotto il titolo complessivo "Parole di notte". Meno
importante è la raccolta postuma La moglie e quaranta
racconti (Milano, 1963), edita a cura di Arnaldo Fratelli.
Pur svolgendo nel complesso tutti i temi cari all'Alvaro,
ognuno di questi volumi si contraddistingue per un suo
carattere particolare. L'amata alla finestra include,
accanto ad alcuni ritratti di donne, viste con quel misto
di stupore e passione che è tipico dell'atteggiamento di Alvaro
verso l'altro sesso, motivi sviluppati anche e soprattutto
in Gente in Aspromonte: la secolare miseria del Sud, il
triste destino degli emigrati e la poetica severità delle
pur arretrate tradizioni calabresi; Incontri d'amore, come
indica lo stesso titolo, si sofferma con maggior frequenza
su temi di natura amorosa che svolge in un'atmosfera più
limpida e distesa: "Parole di notte" s'appunta sul
contrasto tra l'età passata e la presente (l'ultimo
dopoguerra) per ricavarne amare riflessioni sulla
decadenza della moralità e del costume italiano.
Gradualmente, insomma, la visione di Alvaro
si apre verso aspetti più complessi della realtà,
distaccandosene nello stesso tempo in un giudizio morale
sempre più fermo e drammatico. Nei racconti amorosi si
ritrova continuamente il senso del mistero inafferrabile
della donna e della passione: "Ritratto di Melusina", "La
corona della sposa", "Stazione di notte", "Celina", e in
particolare "L'amata alla finestra" che dà il titolo al
volume omonimo. L'attrazione dei sessi è colta nel suo
duplice aspetto di complementarietà e di incompatibilità:
mentre la donna trova nel matrimonio la sua piena
espressione, l'uomo vi trova la realizzazione di sé
stesso, ma anche un incentivo all'evasione ("Lasciarsi" e
"La sposa"), e solo nella continuazione della specie
riesce a superare la precarietà dei sentimenti ("Sua
figlia"). Ma nelle prime due raccolte si affrontano anche
temi di maggior respiro che troveranno uno sviluppo più
ampio in altre opere: quello, per esempio,
dell'adolescente che diventa uomo ("Il ragazzo solitario",
"Cesarino è grande"), liberandosi magari dai pregiudizi
moralistici di un ambiente clericale ("Il fiore dei
conventi") o da dolorose condizioni familiari ("Fuga")
preannuncia i motivi centrali dell'Età breve e tornerà
nella "Finestra sul canale", uno dei racconti di "Parole
di notte". Cosi il tema della terra natale, della famiglia
e delle tradizioni patriarcali cui l'uomo del Sud resta
sempre legato ("Piccola storia familiare", "Madre di
paese", "Terza classe"), anche quando la miseria lo
costringe ad allontanarsi per cercar lavoro altrove ("Il
marito", "I denari", "I regali"), è lo stesso che ispira
tante pagine di Alvaro
da Gente in Aspromonte a Itinerario italiano. Sono tutti
motivi d'ordine autobiografico, strettamente collegati al
nucleo centrale del Meridione italiano nelle sue
componenti etniche, storiche, psicologiche e sociali.
Talvolta però l'Alvaro
supera i limiti di questa tematica e tocca aspetti più
generali e sottili della sensibilità moderna esprimendo il
proprio scetticismo di fronte alla parola che gli appare
corruttrice della natura ("Senza parole"), all'arrivismo
contemporaneo ("Caba") o alla possibilità dell'individuo
di accettare i limiti impostigli dalle convenzioni sociali
("Tempesta"): attraverso angolazioni diverse, trova qui
espressione quella coscienza della solitudine, amara e
virile, che per Alvaro
è connaturale all'artista. Per lui la realtà è memoria,
proiezione nello spazio ideale del passato, e il suo
destino è un isolamento sofferto ("Il fiume sotterraneo").
Da questa "poetica", con la quale si concludono gli
Incontri d'amore, discende il tono risentito di "Parole di
notte", dove l'Alvaro
guarda la realtà di oggi confrontandola implicitamente con
quella misura ideale, di "memoria" del passato, che porta
in sé. È un quadro sfiduciato e senza riscatto: il mondo
dell'Italia liberata per esempio, è un mondo nel quale
ognuno sfoga sfrenatamente i propri istinti ("Quel
giorno") dimenticando la tristezza della sconfitta e
mostrando spesso mancanza di dignità civile ("Cioccolata,
sigarette"). Lo scrittore mette a nudo i compromessi, le
crudeltà e le viltà di quegli anni ("Fragile", "Amici con
tutti", "Come gli uomini") e ne prende spunto per
un'analisi della decadenza contemporanea. Il culto del
denaro ("Niente di male"), l'amore commercializzato sotto
la maschera dell'onorabilità ("Bella presenza"), la
profonda indifferenza a ogni valore autentico che riduce a
vane schermaglie anche i contrasti ideologici ("Il dolce
sonno dei viventi") e il livellamento delle personalità
acuiscono la solitudine dell'uomo moderno. Su questa
condizione, l'Alvaro
dà in "Due voci due ombre" le sue pagine più allarmanti.
Partendo da uno spunto apparentemente fatuo (un gioco di
voci misteriose e anonime che suggestionano al telefono il
protagonista), egli giunge a toccare i temi
dell'incomunicabilità, della muta disperazione,
dell'angoscia esistenziale, sfociando infine nel sogno di
una vita semplice e improntata alla solidarietà affettuosa
tra gli uomini. Alvaro
conferma in queste raccolte la propria vocazione,
oscillante tra la narrativa e la saggistica, non sempre
risolta nell'ambito di ogni racconto. Ciò lascia talvolta
nel lettore un'impressione di incertezza là dove i
personaggi non sono abbastanza definiti o non si muovono
con scioltezza sufficiente, oppure all'opposto dove le
riflessioni non riescono a prender respiro e paiono come
impacciate dall'esemplificazione. I momenti migliori sono
quelli dove l'Alvaro sa tradurre lo spunto in narrazione
di fatti e personaggi concreti, o vi rinuncia a priori
abbandonandosi al suo lirico "raziocinare" di avvertito
testimone dell'epoca: ne risultano allora alcune delle
pagine più schiette e meditate della sua opera. Va inoltre
aggiunto che la posteriore narrativa saggistica italiana
prende avvio anche da lui. Giorgio Pullini
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