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 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL QUATTROCENTO: POLIZIANO
Poliziano: I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino

Tra le poesie cosiddette minori - e minori non altro vorrà dire se non meno ampie di costruzione e quasi improvvise e fuggitive - questa ballata (in ottave e con ritornello) e l'altra, altrettanto celebre, che canta esaltando Ben venga maggio, sono le più squisite e armoniose e affascinanti: e di tutta l'arte polizianesca, sono un fiore. "Di mezo maggio, in un verde giardino" il poeta si trova a coglier e "fiori novelli", fanciullescamente lieto nelle sue fantasie, ne'suoi desideri. Ma ecco vede le rose, negli attimi diversi della loro breve vita e rapida bellezza, e in quelle fissa un'immagine del fugace godimento umano. Ma così è sciupare una cosa tanto lieve e d'una tenerezza primaverile. Piccole cose pure, come in certa lirica greca: al Carducci veniva a mente Anacreonte. A noi moderni il canto del Poliziano rende l'idea del vago e spirituale schiudersi della poesia italiana del Quattrocento, dopo il lungo crepuscolo succeduto alla morte di Dante, del Petrarca e del Boccaccio.

Francesco Pastonchi

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