Poliziano: I' mi trovai,
fanciulle, un bel mattino
Tra le poesie cosiddette minori
- e minori non altro vorrà dire
se non meno ampie di costruzione
e quasi improvvise e fuggitive -
questa ballata (in ottave e con
ritornello) e l'altra,
altrettanto celebre, che canta
esaltando Ben venga maggio, sono
le più squisite e armoniose e
affascinanti: e di tutta l'arte
polizianesca, sono un fiore. "Di
mezo maggio, in un verde
giardino" il poeta si trova a
coglier e "fiori novelli",
fanciullescamente lieto nelle
sue fantasie, ne'suoi desideri.
Ma ecco vede le rose, negli
attimi diversi della loro breve
vita e rapida bellezza, e in
quelle fissa un'immagine del
fugace godimento umano. Ma così
è sciupare una cosa tanto lieve
e d'una tenerezza primaverile.
Piccole cose pure, come in certa
lirica greca: al Carducci veniva
a mente Anacreonte. A noi
moderni il canto del Poliziano
rende l'idea del vago e
spirituale schiudersi della
poesia italiana del
Quattrocento, dopo il lungo
crepuscolo succeduto alla morte
di Dante, del Petrarca e del
Boccaccio.