Le opere di Corrado Alvaro

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Parliamo di

  Corrado Alvaro
Analisi opere
1 L'età breve
2 Gente in Aspromonte
3 Itinerario italiana
4 Poesie grigioverdi
5 Quasi una vita
6 Racconti
7 Tutto è accaduto
8 L'uomo è forte
9 Vent'anni

 


Racconti
 

I racconti di Corrado Alvaro sono stati pubblicati in tre raccolte: L'amata alla finestra (Torino, 1929; nuova edizione riveduta e arricchita, Milano, 1942) che ne contiene trentatré; Incontri d'amore (Milano, 1941) e Settantacinque racconti (ivi, 1955) che ai trentadue del volume precedente ne aggiunge altri quarantatrè riuniti sotto il titolo complessivo "Parole di notte". Meno importante è la raccolta postuma La moglie e quaranta racconti (Milano, 1963), edita a cura di Arnaldo Fratelli. Pur svolgendo nel complesso tutti i temi cari all'Alvaro, ognuno di questi volumi si contraddistingue per un suo carattere particolare. L'amata alla finestra include, accanto ad alcuni ritratti di donne, viste con quel misto di stupore e passione che è tipico dell'atteggiamento di Alvaro verso l'altro sesso, motivi sviluppati anche e soprattutto in Gente in Aspromonte: la secolare miseria del Sud, il triste destino degli emigrati e la poetica severità delle pur arretrate tradizioni calabresi; Incontri d'amore, come indica lo stesso titolo, si sofferma con maggior frequenza su temi di natura amorosa che svolge in un'atmosfera più limpida e distesa: "Parole di notte" s'appunta sul contrasto tra l'età passata e la presente (l'ultimo dopoguerra) per ricavarne amare riflessioni sulla decadenza della moralità e del costume italiano. Gradualmente, insomma, la visione di Alvaro si apre verso aspetti più complessi della realtà, distaccandosene nello stesso tempo in un giudizio morale sempre più fermo e drammatico. Nei racconti amorosi si ritrova continuamente il senso del mistero inafferrabile della donna e della passione: "Ritratto di Melusina", "La corona della sposa", "Stazione di notte", "Celina", e in particolare "L'amata alla finestra" che dà il titolo al volume omonimo. L'attrazione dei sessi è colta nel suo duplice aspetto di complementarietà e di incompatibilità: mentre la donna trova nel matrimonio la sua piena espressione, l'uomo vi trova la realizzazione di sé stesso, ma anche un incentivo all'evasione ("Lasciarsi" e "La sposa"), e solo nella continuazione della specie riesce a superare la precarietà dei sentimenti ("Sua figlia"). Ma nelle prime due raccolte si affrontano anche temi di maggior respiro che troveranno uno sviluppo più ampio in altre opere: quello, per esempio, dell'adolescente che diventa uomo ("Il ragazzo solitario", "Cesarino è grande"), liberandosi magari dai pregiudizi moralistici di un ambiente clericale ("Il fiore dei conventi") o da dolorose condizioni familiari ("Fuga") preannuncia i motivi centrali dell'Età breve e tornerà nella "Finestra sul canale", uno dei racconti di "Parole di notte". Cosi il tema della terra natale, della famiglia e delle tradizioni patriarcali cui l'uomo del Sud resta sempre legato ("Piccola storia familiare", "Madre di paese", "Terza classe"), anche quando la miseria lo costringe ad allontanarsi per cercar lavoro altrove ("Il marito", "I denari", "I regali"), è lo stesso che ispira tante pagine di Alvaro da Gente in Aspromonte a Itinerario italiano. Sono tutti motivi d'ordine autobiografico, strettamente collegati al nucleo centrale del Meridione italiano nelle sue componenti etniche, storiche, psicologiche e sociali. Talvolta però l'Alvaro supera i limiti di questa tematica e tocca aspetti più generali e sottili della sensibilità moderna esprimendo il proprio scetticismo di fronte alla parola che gli appare corruttrice della natura ("Senza parole"), all'arrivismo contemporaneo ("Caba") o alla possibilità dell'individuo di accettare i limiti impostigli dalle convenzioni sociali ("Tempesta"): attraverso angolazioni diverse, trova qui espressione quella coscienza della solitudine, amara e virile, che per Alvaro è connaturale all'artista. Per lui la realtà è memoria, proiezione nello spazio ideale del passato, e il suo destino è un isolamento sofferto ("Il fiume sotterraneo"). Da questa "poetica", con la quale si concludono gli Incontri d'amore, discende il tono risentito di "Parole di notte", dove l'Alvaro guarda la realtà di oggi confrontandola implicitamente con quella misura ideale, di "memoria" del passato, che porta in sé. È un quadro sfiduciato e senza riscatto: il mondo dell'Italia liberata per esempio, è un mondo nel quale ognuno sfoga sfrenatamente i propri istinti ("Quel giorno") dimenticando la tristezza della sconfitta e mostrando spesso mancanza di dignità civile ("Cioccolata, sigarette"). Lo scrittore mette a nudo i compromessi, le crudeltà e le viltà di quegli anni ("Fragile", "Amici con tutti", "Come gli uomini") e ne prende spunto per un'analisi della decadenza contemporanea. Il culto del denaro ("Niente di male"), l'amore commercializzato sotto la maschera dell'onorabilità ("Bella presenza"), la profonda indifferenza a ogni valore autentico che riduce a vane schermaglie anche i contrasti ideologici ("Il dolce sonno dei viventi") e il livellamento delle personalità acuiscono la solitudine dell'uomo moderno. Su questa condizione, l'Alvaro dà in "Due voci due ombre" le sue pagine più allarmanti. Partendo da uno spunto apparentemente fatuo (un gioco di voci misteriose e anonime che suggestionano al telefono il protagonista), egli giunge a toccare i temi dell'incomunicabilità, della muta disperazione, dell'angoscia esistenziale, sfociando infine nel sogno di una vita semplice e improntata alla solidarietà affettuosa tra gli uomini. Alvaro conferma in queste raccolte la propria vocazione, oscillante tra la narrativa e la saggistica, non sempre risolta nell'ambito di ogni racconto. Ciò lascia talvolta nel lettore un'impressione di incertezza là dove i personaggi non sono abbastanza definiti o non si muovono con scioltezza sufficiente, oppure all'opposto dove le riflessioni non riescono a prender respiro e paiono come impacciate dall'esemplificazione. I momenti migliori sono quelli dove l'Alvaro sa tradurre lo spunto in narrazione di fatti e personaggi concreti, o vi rinuncia a priori abbandonandosi al suo lirico "raziocinare" di avvertito testimone dell'epoca: ne risultano allora alcune delle pagine più schiette e meditate della sua opera. Va inoltre aggiunto che la posteriore narrativa saggistica italiana prende avvio anche da lui.
Giorgio Pullini

 

Luigi De Bellis