IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL QUATTROCENTO: LE OPERE DI LORENZO DE' MEDICI
L'ALTERCAZIONE

Poemetto filosofico pastorale in sei capitoli ternari ove, sull'esempio teocriteo e virgiliano, un cittadino (Lauro, cioè Lorenzo) e un pastore (Alfeo) disputano, indicando l'uno i mali della vita urbana, l'altro di quella campestre e conchiudendo, per bocca di Marsilio Ficino, che l'unica felicità è in Dio. Un giorno, nella villa di Careggi, Lorenzo e il suo maestro Ficino avevano discusso appunto di questo, constatando che la felicità non si trova nei beni dipendenti da natura e da fortuna, ma nel godimento del Sommo Bene, cui si giunge attraverso l'amore universale. Dottrina ficiniana, neoplatonica: l'imperfezione di ogni cosa terrestre e la tendenza a risalire dal molteplice all'uno, ad affisarsi nella luce del sole dopo aver contemplato gli oggetti terreni, da essa impregnati. Se pure sinceri sono nel Magnifico il desiderio di pace e l'esigenza mistica, l'opera è ugualmente mancata; lavoro probabilmente giovanile, essa contrasta col temperamento artistico di Lorenzo, amante del particolare concreto e qui costretto a disputare di universali astratti in una difficile ginnastica di sillogismi, che rimangono per lui un dilettoso gioco. Se il suo sottile ingegno meritò anche in questa prova gli elogi del magno Ficino sotto i venerabili cipressi dell'Accademia Fiorentina, la poesia si perdette nei labirinti della logica. Puoi al più ammirare a volte il tono solenne, ove traluce un'ispirata religiosità rimasta però atmosfera, non concretata in immagini, e a volte la sapienza psicologica: ma le descrizioni sono povere e banali e nulla ti fa prevedere il rude poeta realistico dell'Ambra e della Nencia.

 

 

 

 

Edmondo Rho

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