IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL QUATTROCENTO: LE OPERE DI LORENZO DE' MEDICI
CANZONIERE

La varietà delle fonti di questo Canzoniere denota in Lorenzo, sin da giovane, la varia cultura e l'interesse filosofico: egli non si accontenta del solito Petrarca, ma ricorre per primo allo stilnovo, più ricco di teorie amorose, e cerca di unificare tutte queste reminiscenze nella dottrina erotica del neo-platonesimo, giuntagli attraverso Marsilio Ficino. Dottrine e poesie misticheggianti che quadravano con il sogno di un amore giovanile, ma contribuivano ad accentuare la tendenza alla astrazione metafisica. Alle Rime Lorenzo volle, a imitazione della Vita Nuova, aggiungere un commento, in prosa aulicamente compassata, e con questo ne mise a nudo lo scheletro razionale, con una precisione pedantesca, quasi si trattasse di una dimostrazione scientifica e non di epigrammatici giochi di parole, di bisticci galanti, lasciando nel lettore l'impressione che siano tutte ugualmente costruite a freddo, da un macchinoso gioco della mente, che sillogizza, arzigogola, stilla concetti sottilissimi. Così è di buona parte delle Rime, non di tutte per fortuna, poiché la poesia riesce a volte a liberarsi dalle strette della logica, soprattutto quando Lorenzo sa guardare con semplici occhi una situazione concreta. Celebri sono alcuni sonetti idillici, di una grazia e di una eleganza stilizzata che ha dell'arcadico: tali il "Sonetto delle Rose" e quello "A Venere fatto in sul Rimaggio" ("Lascia l'isola tua tanto diletta"). Ma poesia più vera e personale trovi in altri sonetti meno celebri, ove trabocca la piena dell'affetto, con quel senso di intimità umana, di dolce tenerezza, che è la nota propria di Lorenzo poeta d'amore e che ricomparirà nelle Selve. Specialmente dev'essere ricordato il "Sonetto scritto al Duca di Calabria in nome di una donna": questa lamenta non la castità o la libertà perduta, ma l'abbandono, e piange sulla sua vita spezzata, sull'inutile sua bellezza; conforto e tormento le rimane il ricordo di quell'ora, che fu causa di tanta gioia e tanto dolore. Dramma umano semplice e sincero, di grande finezza psicologica, se pure la narrazione è un po'prosastica. Del pari eccellono le descrizioni delle api e delle formiche, dove trovi il vero realista, che non ritrae solo le apparenze esterne, ma le anime degli animali: la gioia dell'operosità, più gretta e faticosa nelle formiche, più facile e gioconda nelle api.

Nel suo Canzoniere appariscono forme e idee convenzionali; anche vi domina lo spirito, di cui avea sì gran dovizia! Ma c'è lì una sua impronta; vi è un sentimento idillico e una vivacità di immaginazione che alcuna volta ti rinfresca e ti fa andare avanti con pazienza. (De Sanctis)

Edmondo Rho

© 2009 - Luigi De Bellis